Perchè il dolore non passa? Come risolvere un dolore cronico?

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Perchè il dolore non passa? Come risolvere un dolore cronico?

PERCHE’ IL DOLORE NON PASSA?

Soffri di un dolore cronico e nonostante il tempo, i farmaci e le terapie che hai provato nulla sembra funzionare?

So esattamente come ti senti perché anche io ho sofferto di un dolore cronico per metà della mia vita, ho convissuto con un mal di schiena e una sciatalgia molto debilitanti e logoranti per più di 10 anni.

E quel dolore non solo mi ha obbligata a cambiare tutte le mie abitudini quotidiane, ma mi ha anche spinta a rimettere in discussione tutto ciò che ero o credevo di essere.

Il dolore infatti, soprattutto se cronico, non indice solo sulla nostra struttura fisica, ma anche sulla nostra sfera emotiva e cognitiva portandoci a soffrire anche psicologicamente.

Perciò se anche il tuo dolore sta influenzando la tua vita quotidiana, impedendoti magari di lavorare o svolgere le normali attività, se occupa ormai la maggior parte dei tuoi pensieri e se al tuo dolore associ ansia, paura e sconforto, leggi questo articolo fino alla fine dove troverai 7 strategie utili per risolvere il tuo dolore.

LA MIA STORIA

Sono stata un’atleta, dai 10 ai 25 anni mi sono allenata per diventare una campionessa di atletica leggera, nei periodi più tosti facevo anche 2 allenamenti al giorno, ma già a 16 anni ho iniziato a soffrire di mal di schiena e di sciatalgia. All’inizio i sintomi erano molto lievi e “gestibili”, mi permettevano di fare tutto e non incidevano sulla mia quotidianità. Sono andata avanti anni sopportando, senza mai fare nulla di specifico per risolvere il problema, perché i sintomi erano intermittenti e “meno importanti” del portare a casa un risultato in gara.

Per anni la mia priorità è stata la performance e il risultato, la mia salute veniva dopo, il mio dolore poteva aspettare, dovevo tener duro e resistere, insomma ero un’atleta dovevo soffrire e fare sacrifici, giusto?

No! Niente di più sbagliato!

Ho imparato a mie spese che un dolore per quanto  piccolo all’inizio, se trascurato può trasformarsi , fino a stravolgere tutta la tua vita.

Più sentivo dolore e più aumentavano le sensazioni di ansia e paura, facendomi sentire impotente, fragile e molto molto triste. A 27 anni mi sono letteralmente chiusa in casa per quasi due anni, mi sono licenziata dal lavoro e ho smesso completamente di allenarmi. Finalmente il dolore si era preso tutto lo spazio che gli serviva, io non avevo voluto ascoltarlo e lui mi ha obbligata a fermarmi e bloccarmi per far sì che gli dessi ascolto.

COS’È IL DOLORE?

Il dolore, secondo la IASP, l’associazione internazionale per lo studio del dolore, è “un’esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata ad un effettivo o potenziale danno tissutale o comunque descritta in rapporto a tale danno.”

Da ciò possiamo capire che il dolore è sia un’esperienza sensitiva, associata cioè alle informazioni che i recettori del dolore, i nocicettori, captano dalla periferia e trasmettono al cervello (una botta, un’infiammazione, uno strappo…ecc.) , ma può anche essere un’esperienza emotiva, o perché direttamente associata ad un trauma psicologico ( un forte dispiacere come un lutto, una delusione d’amore…ecc.) o perché l’esperienza del dolore fisico ci porta poi a provare emozioni spiacevoli come paura, sconforto, tristezza.

Il dolore può essere effettivo/reale o potenziale/ immaginario, significa che non sempre un dolore è associato ad un danno reale di una struttura, ma può essere veicolato da pensieri, credenze ed emozioni negative, oppure può partire sì da un danno strutturale, ma poi restare anche quando la struttura si è rimarginata.

In tutti i casi il dolore resta sempre un’esperienza soggettiva, significa che ognuno di noi prova dolore in modo unico in base alle sue esperienze pregresse, alle credenze associate al dolore derivate da diversi aspetti culturali e sociali e alle proprie capacità di adattamento. Ognuno di noi è in grado di modificare la percezione del dolore e i comportamenti di reazione al dolore.

DOLORE ACUTO O CRONICO?

Il dolore si può anche classificare in base alle sue caratteristiche temporali.

Si identifica un dolore come acuto, se compare abbastanza improvvisamente ( ad esempio dovuto ad una caduta) ed è limitato nel tempo , oppure come cronico se è presente da almeno 12 settimane consecutive.

In particolare il dolore cronico è così difficile da disinnescare perché i segnali continui e ripetuti di dolore che dalla periferia raggiungono la nostra corteccia cerebrale hanno ormai modificato e alterato le vie nervose di trasmissione del dolore per cui la sensibilità al dolore, la risposta al dolore e la percezione sono state modificate profondamente, si è creato un nuovo circuito nervoso non più fisiologico e normale, ma appunto alterato.

Il segnale di trasmissione del dolore nel tempo piò essere alterato dal nostro stesso sistema nervoso che lo può esagerare o inibire a seconda delle modifiche che sono avvenute nel nostro sistema di percezione. Si dice che la soglia di attivazione del dolore si è alzata o si è abbassata, in entrambi i casi non esiste più una risposta congrua all’insulto, al danno o al dolore. Con ciò possiamo spiegare perché tanti dolori diventano cronici e si manifestano sempre più frequentemente, la loro soglia di attivazione si è abbassata, perciò anche uno stimolo lieve ci farà provare lo stesso dolore di prima o addirittura più intenso.

Il dolore cronico ha quindi un forte impatto nella vita di chi ne soffre, è considerato uno dei motivi più frequenti di assenza dal lavoro, è associato ad un aumento elevato della spesa nazionale per farmaci o prestazione mediche. Inoltre il dolore è associato a depressione, senso di abbandono, perdita delle relazioni e del proprio ruolo all’interno del nucleo famigliare, nonché disagio e scoraggiamento.

IL CICLO NEGATIVO DEL DOLORE CRONICO

Il dolore è un campanello d’allarme, è un evento stressante per il nostro corpo. Quando proviamo dolore  il corpo resta “in agguato”, tenendo costantemente attivati due importanti meccanismi di regolazione del corpo, il Sistema Nervoso Simpatico e l’Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene, che a lungo andare fanno sì che si instauri un circolo negativo associato al dolore cronico.

Il circuito negativo del dolore cronico prevede tre punti: Il dolore, l’insonnia e l’ansia.

E’ facile da capire come questo avvenga, lo stress associato ad un dolore ci fa produrre costantemente sostanze come cortisolo e adrenalina, predisposte a tenere attiva la risposta di allarme, perciò in questi casi il corpo crede di essere sempre sotto attacco e farà fatica a rilassarsi e di conseguenza a dormire la notte. Più le nostre abitudini di sonno vengono alterate e più percepiremo sensazioni di ansia e preoccupazione e queste ultime non faranno altro che aumentare la percezione del nostro dolore, alimentando il ciclo di dolore, insonnia, ansia.

Una cosa ancora più importante da capire è che quando un evento/un dolore ci assale le nostre funzioni cerebrali più importanti, agite dalla corteccia prefrontale, vengono come spente ed azzerate e la parte più irrazionale e primitiva del nostro cervello, il sistema limbico, prende il sopravvento. Quest’ultimo è formato da alcune parti come l’ippocampo e l’amigdala che sono aree cerebrali attivate dalla paura e dalle emozioni in generale.

Tutto ciò spiega perché quando soffriamo di un dolore cronico ci sentiamo sempre meno “presenti”, quasi con la testa tra le nuvole e confusi, si abbassano alcune funzioni come la memoria, la capacità di giudizio, la concentrazione, proprio perché perdiamo funzionalità della corteccia prefrontale.

Ora capisci quanto sia importante non sottovalutare un dolore ma soprattutto cercare di disinnescare certi meccanismi? La cosa più difficile resta sempre da capire come disinnescarli, quindi ora cerchiamo di capirlo insieme.

PRIMA DI TUTTO IMPARA A DEFINIRE IL TUO DOLORE.

Da quello che abbiamo visto fino a d ora possiamo definire il dolore come un evento multidimensionale, che tocca più sfere della nostra vita ( dimensione sensitiva/fisica, emotiva/psicologica e cognitiva), perciò, spesso e volentieri, trattarlo solo con l’uso di farmaci e terapie fisiche non è sufficiente. Dobbiamo valutare il nostro dolore a 360° interrogandoci su tutti gli aspetti che caratterizzano la nostra vita.

Interrogarci ed essere consapevoli del nostro stato psico-fisico di salute e delle nostre abitudini quotidiane è il primo passo da fare per affrontare il nostro dolore.

Possiamo partire dando un’intensità da 1 a 10 al nostro dolore, dove 1 indica un dolore molto lieve e 10 il massimo dolore sopportabile.

Da 1 a 10 quanto dolore stai provando in questo momento? E che valori raggiunge nei momenti in cui lo senti al massimo?

Dopodiché è utile interrogarci sulle nostre percezioni:

Dimensione sensitiva/ fisica:

-Hai subito un trauma fisico o un’operazione?

-Che posture assumi durante il giorno? Stai spesso seduto, in piedi o in altre posture particolari?

-Pratichi attività fisica regolare, muovi il corpo a sufficienza o sei sedentario?

-Stai assumendo le giusta quantità di nutrienti e calorie?

-Stai assumendo la giusta quantità di acqua?

Dimensione emotiva/ psicologica:

-Qual è l’emozione che provi più spesso ultimamente? ( tristezza, rabbia, dispiacere, vergogna…ecc.)

-C’è stato un evento particolare che ha inciso sul tuo umore e dolore? (un lutto, una delusione amorosa…ecc.)

Dimensione cognitiva:

-Quali credenze hai nei confronti del dolore? Pensi ad esempio che con l’età è normale provare dolore? O che se hai un’ernia è per quello che hai mal di schiena?

-Quali sono i pensieri che associ più spesso al tuo dolore? Il dolore ti spaventa? ti fa sentire impotente? cosa ti fa provare?

ALLORA COSA POSSIAMO FARE QUANDO IL DOLORE NON PASSA?

Il dolore è sempre associato ad un tipo di stress psico-fisico, anzi il dolore è uno stress psico-fisico e il nostro corpo ne risponde allarmandosi, infiammandosi e tenendo iperattivi i principali sistemi di regolazione delle nostre funzioni fisiologiche.

Una delle cose più importanti da fare quando soffriamo di un dolore, soprattutto se cronico o presente in modo persistente da giorni, è quindi occuparci della gestione dello stress, dell’ansia e delle emozioni negative associate.

Gestire lo stress psico-fisico ha fortunatamente molte possibili vie di intervento.

Nella dimensione sensitiva/ fisica:

1° L’OSTEOPATIA o altre terapie simili

L’osteopatia è una terapia che si fonda sul concetto di ricercare all’interno del corpo una disfunzione somatica, ovvero un’area che presenta alterazione di densità, tensione, ipersensibilità, ipomobilità, per poi trattarla e risolverla, riportando equilibrio all’interno della struttura e facilitando  il ricircolo sanguigno e la funzionalità corretta.

L’osteopatia è utile sia in caso di dolore acuto che cronico, ma è in quest’ultimo caso che raggiunge i suoi migliori risultati perché le sue tecniche riescono ad agire anche sulla modulazione del sistema nervoso autonomo, aiutando il corpo a resettare i segnali alterati provenienti dalla zona dolorosa e favorendo la naturale capacità antinfiammatoria del nostro corpo.

2° LA POSTURA

Una cattiva postura costringe il corpo in movimenti asimmetrici e non armonici che se ripetuti nel tempo portano a irrigidimento muscolare, compressione dei vasi e dei nervi, debolezza muscolare, perdita di mobilità delle articolazioni, usura precoce e ovviamente dolore. Lavorare con esercizi personalizzati di rinforzo, mobilità e allungamento è fondamentale in certe situazioni soprattutto se notiamo forti asimmetrie nei nostri movimenti e vediamo una spalla più alta dell’altra, una gamba più lunga dell’altra, scoliosi, rotazione del bacino, ipomobilità delle anche…ecc.

3° LO STILE DI VITA

Come abbiamo visto il dolore e lo stress associato, a lungo andare, sono in grado di alterare i nostri meccanismo fisiologici di base, ne conseguono ad esempio modifiche nella produzione ormonale, nel metabolismo, nell’umore, nella stanchezza, nella capacità antinfiammatoria e di recupero del corpo…ecc. Per aiutare il nostro corpo a rimettersi in carreggiata e ridare ritmo e regolarità alle nostre funzioni fisiologiche è quindi imperativo imparare a gestire il nostro stile di vita in modo circadiano, seguendo cioè i ritmi naturali del nostro corpo nelle 24 ore. Possiamo quindi agire sull’orario dei pasti e sulla loro composizione, sulle ore e sulla qualità del sonno, sull’orario e sulla quantità di esercizio fisico.

4° L’ALIMENTAZIONE

Si sottovaluta spesso quanto la corretta assunzione di cibo e ancor più quella di acqua possano agire sulla nostra salute psico-fisica. Assumere poche calorie, così come bere poco, sono azioni che vengono percepite dal nostro corpo come uno stress costante e non fanno altro che esasperare la situazione di stress e disequilibrio in cui ci troviamo.  Non avremo mai la giusta energia per sopportare una situazione di dolore se non ci alimentiamo nel modo corretto.

Nella dimensione emotiva/ cognitiva

5° LA PSICOTERAPIA o terapie simili

Le terapie psicologiche sono fondamentali in certi periodi della nostra vita per aiutarci a supportare le emozioni  e i pensieri negativi associati al nostro dolore psico-fisico. Disinnescare certi meccanismi di pensiero ricorrenti è importante quanto prendersi cura del mal di schiena con dei massaggi. Spesso e volentieri risolvere blocchi psicologici aiuta anche a risolvere blocchi fisici.

6° MEDITAZIONE, MINDFULNESS e discipline simili

La scienza ha ormai appurato che praticare con costanza esercizi di meditazione aiuta a: controllare l’ansia, ridurre lo stress, migliorare la gestione delle emozioni, migliorare il sonno e ovviamente controllare il dolore.

Infine, ma non meno importante, c’è una “terapia” che tocca sia la parte fisica che emotiva ed è…

7° LA RESPIRAZIONE

Uno dei parametri corporei che possono influire sul dolore e su cui noi possiamo agire più facilmente e in modo gratuito è la nostra respirazione. Imparare a svolgere specifici esercizi di respirazione, utilizzando nel modo corretto il diaframma agisce sia sulla nostra dimensione fisica che su quella emotiva. La respirazione agisce sulla dimensione fisica perché aiuta a rilassare i muscoli contratti responsabili di tensioni e dolori, abbassa il pH del sangue e attiva il sistema vagale responsabili della capacità antinfiammatoria del corpo. Inoltre agisce sulla dimensione emotiva perché aiuta a ridurre il battito cardiaco e alzare il sistema nervoso parasimpatico, riducendo la percezione di stress, ansia e cattivo umore.

IN CONCLUSIONE…

Se te lo stai chiedendo, sì, sono riuscita a risolvere il mio dolore cronico grazie ad un insieme di queste terapie e modifiche al mio stile di vita: quattro anni fa ho intrapreso un percorso psicologico durato 10 mesi e ora concluso, ho migliorato la mia alimentazione e idratazione giornaliere, ho iniziato a farmi seguire da un osteopata, e tutt’ora ne usufruisco ogni 6 mesi, e sto seguendo tre volte a settimana un lavoro posturale personalizzato che lavora sulle asimmetrie del mio corpo.

Perciò indipendentemente dal punto in cui ti trovi nella gestione del tuo dolore ti voglio lasciare un concetto che ho imparato negli anni stando dietro al mio dolore e lavorando allo stesso tempo nel mondo della terapia del dolore come osteopata:

“Cerca di dare al tuo dolore il giusto peso fin da subito, non sottovalutarlo mai, non aspettare che peggiori o che diventi insopportabile prima di ascoltarlo e agire. Guarda al tuo dolore come ad un amico che ti sta dicendo che qualcosa nella tua vita non va, è un segnale di allarme che ti sta proteggendo da un possibile danno peggiore , se saprai ascoltarlo ti porterà verso la strada giusta.

Il tuo dolore non è da condannare, è da ringraziare, perché ti obbliga ad un cambio, a volte anche drastico, di direzione, di abitudini e spesso anche di relazioni affettive e sociali. Quando riuscirai a metabolizzare questo concetto avrai appena fatto il primo passo verso la tua vera guarigione.”

Se vuoi capire di più sui sette punti citati sopra seguimi sui miei canali social che trovi in fondo alla pagina del sito, e aspetta altri articoli che pubblicherò qui sul mio blog.

A presto,

Stefania

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